Elogio (moderato) al “si è sempre fatto così”
Le frasi killer, lo sappiamo, sono fra le principali manifestazioni di ostacolo al cambiamento. La capacità di innovare, cioè l’abilità nel generare cambiamento desiderato, ne è quindi la principale vittima.
Ovviamente alla categoria “killer” possiamo associare non solo le frasi ma anche i comportamenti, le abitudini, le scorciatoie mentali, i gesti, perfino molti paradigmi aziendali possono essere killer.
La frase killer per eccellenza, l’avrete ascoltata fino alla noia ribadita e raccontata anche dai più noti consulenti, è “si è sempre fatto così”. Questo tipo di frasi sono trancianti verso la creatività e l’apertura a sperimentare, si portano appresso tutto il peso e il “valore” dell’esperienza, dell’autorità di chi è passato prima di noi, e spesso sono dette da chi ha fatto grande un’azienda.
Eppure frasi come “non verrà mai approvato”, “non ci pagano per pensare”, “non abbiamo le risorse”, “bella idea ma non per noi”, e così via, sono la normalità per molti ambienti.
Il rimedio, la cura contro questo ostacolo al cambiamento, ci hanno insegnato essere lottare senza se e senza ma contro questo genere di affermazioni. Et voilà, il conflitto è servito. In un sol colpo i detentori dell’esperienza potrebbero essere diventati i nemici da combattere, da isolare quando non da licenziare, per far largo all'ondata di un “nuovismo” che spesso non sa ascoltare.
Sia chiaro, dietro alle frasi killer è noto che si possano annidare anche i protettori di certi status quo, i burocrati, gli opportunisti e tutti quelli che localmente hanno troppo da perdere rispetto ai vantaggi producibili per il sistema mediante un certo cambiamento.
Tuttavia voglio qui tentare di elogiare (moderatamente ed entro certi limiti) quel genere di affermazioni tipiche di quelle persone che potremmo chiamare “resistenti”. Chi mi conosce (direi però non approfonditamente) potrebbe rimanere sconcertato da questa mia presa di posizione. Ma come, un innovatore di professione, un metodologo, che difende le frasi killer e si oppone al “nuovo”, al “cambiamento”?
Leggete la prossima frase killer, “non sopporto quelli che dicono “si è sempre fatto così””. Esatto, ho definito anche questa frase come killer, del resto perché una rigida negazione opposta ad un’altra non dovrebbe esserlo? Solo perché l’ambiente ci impone di saper cambiare e quindi ogni resistenza va eliminata?
La verità non è che cambiare potrebbe essere deleterio per il sistema quanto potrebbe essere non farlo? Nondimeno, considerate pure che molte di queste frasi potrebbero essere oggettive esternazioni di qualcosa di più profondo, di un sintomo che dovrebbe essere valutato. Del resto se fossimo architetti e mettessimo in discussione un “si è sempre fatto così”, come ad esempio “in montagna si costruiscono i paesi sulle creste o protette dai boschi, e mai in canali e su declivi esposti” direi che sarebbe davvero poco saggio costruire uno chalet in una forra o su un pendio esposto a frane o valanghe.
Occorre imparare a distinguere tra esternazioni che possono essere indizi degni di considerazione, se non addirittura particolari forme di “saggezza”, da altre frasi auto protettive che tendono semplicemente a uccidere sul nascere i tentativi di generare cambiamento sistemicamente desiderabile. Quindi quale atteggiamento dovremmo adottare. Resistere a, o perorare il, cambiamento?
La teoria darwiniana sull'evoluzione attraverso la selezione delle specie, e la storia delle innovazioni (e dei brevetti), insegnano che ben pochi tentativi fra molti hanno successo. Pure è vero che il progresso (di una specie o di una tecnologia poco cambia) è dovuto a quei pochi che ce la fanno, e che senza di questi comunque nessuna evoluzione avrebbe luogo.
Quindi si, il cambiamento va sostenuto, purché si valorizzino quei dubbi e quelle conoscenze incarnate che sarebbe utile mitigassero l’over-confidence tipica di molti imprenditori, inventori e innovatori. In questo modo quelli che possono sembrare dei “freni” al cambiamento possono essere trasformati in “propulsori”, attraverso una più attenta selezione dei concetti che possono promuovere il cambiamento medesimo e un maggiore irrobustimento di tali percorsi.
Si, ma come fare? Come capire se una frase killer difende uno status quo illegittimo o se invece nasconde una sorta di saggezza incarnata? In realtà per capirlo è sufficiente chiedere conto di queste frasi, scavando a ritroso sino alla radice dell’affermazione. L’affermazione inizialmente dichiarata così si trasforma gradualmente rivelando, quando ne ha, il proprio reale valore. L’iniziale “si è sempre fatto così”, può diventare ad esempio “una volta si è effettivamente fatto diversamente”, “il processo aveva generato difettosità”, “fummo poi costretti ad emettere un richiamo del prodotto”, “perdemmo un terzo delle quote di mercato”.
L’affermazione allora va intesa come “abbiamo sperimentato di non essere in grado di monitorare i processi e di filtrare le difettosità, quindi pare saggio non modificare nulla e continuare a procedere allo stesso modo”.
Quello sopra è un semplice esempio, ma quel che è certo è che certe ferite durano nel tempo e trasformano i nostri comportamenti. Pensate allora a quanti ambiti di cambiamento desiderabile si potrebbero aprire, partendo proprio da una prima apparente opposizione. Se poi da certi approfondimenti emergesse invece che le spiegazioni nascoste non sono altro che la sterile difesa dei benefici di pochi a scapito dei benefici del sistema, allora nessun dubbio sul considerare tali posizioni come un ostacolo da superare (comunque con le opportune modalità di ragionamento).
In sintesi, imparate ad indagare frasi e atteggiamenti che sono di ostacolo al cambiamento, alla creatività, alla sperimentazione. Estraete da certe affermazioni le possibili conoscenze in esse incarnate, trasformandole in un pungolo a dubitare e in potenziali risorse da valorizzare.
La prossima volta che sentirete una frase killer, ricordatevelo.