Innovando, qual è la prima domanda che vi ponete?

Provate ad interrogarvi su quale sia la prima domanda che vi ponete quando cominciate un percorso di innovazione. Come possiamo soddisfare il tal cliente? Possiamo incrementare i ricavi e/o ridurre i costi? Quale nuovo valore posso generare, come e per chi? Che tipo di novità presenterò alla prossima fiera biennale? Dove sta andando il mercato? E la mia azienda? In che modo posso superare quel competitore? Posso generare valore insieme ad un coopetitore? Cosa porterebbe i clienti a fare la coda fuori dalla mia azienda?

Ognuno di voi potrà cominciare interrogandosi con una particolare domanda, originale e più centrata sulla propria realtà. Pure è possibile che alcuni di voi abbiamo pensato “ma io non mi pongo domande nell'innovare”, sottintendendo che ciò avviene in modo “naturale”.

Chi non adotta un metodo per innovare, un procedimento strutturato, non è avvezzo a porsi certi interrogativi, o se li pone in maniera estemporanea e sulla base di una specifica esigenza contingente. Ovviamente potreste invece essere dotati di un metodo, magari non pienamente dichiarato. Se così fosse provate a formalizzarlo codificandolo in forma di diagramma di flusso. Sarà per voi questo un esercizio certamente utile.

Si può innovare in molti modi, affidandosi al caso, alla serendipità, al trial and error, ad alcune tecniche di pensiero, a metodologie manageriali, ad approcci ingegneristici e fino ad usare modalità pseudo deterministiche.

In rete trovate centinaia di teorie e di procedure diverse, tutte più o meno accreditate da studi e case histories, divulgate da aziende di successo, propagandate da autorevoli società di consulenza, promosse da prestigiose università. È più o meno in virtù del grado di “patrocinio” e di “garanzia” che nelle aziende più organizzate si finisce con l’assumere il tal metodo, più frequentemente il “tal metodo di moda”. Per gli stessi motivi, essendo ogni metodo più o meno “sponsorizzato”, si finisce nel caso opposto a rifiutare in toto metodi terzi mantenendone uno proprio, spesso neppure codificato o codificabile.

A prescindere dalla procedura utilizzata, in un processo di innovazione prima o poi vi dovrete porre delle domande e cercare delle risposte. È qui che si rivelerà se siete dotati di un metodo più o meno strutturato. Tanto più a valle del processo comincerete a porvi delle domande nodali e troverete difficile rinvenire le risposte, tanto meno sarà strutturato il vostro metodo. Esso si rifletterà nella qualità delle questioni che sarete in grado di porvi e nel livello di efficienza ed efficacia con cui troverete le risposte.

Se può essere intuitivo quanto poco salutare sia innovare affidandosi al caso, per la legge dei grandi numeri, esistono pure le eccezioni, cioè quei casi di innovazioni di successo riuscite senza lo straccio di un metodo, anche se è plausibile che i percorsi realizzati da scelte apparentemente istintive e casuali siano in realtà l’esito di un metodo recondito. Non a caso (scusate il bisticcio di parole) Pasteur diceva che “il caso favorisce la mente preparata”. Ergo per sfruttare il caso, la fortuna, serve metodo.

Ad ogni modo, come dicevamo, sarà dalla qualità delle domande che sarete in grado di porvi e dall'esito delle risposte, lungo l’intero iter del processo di innovazione, che dipenderà in massima misura l’esito della vostra innovazione. L’esito degli sforzi sarà destinato a fallire fornendo, scusate l’ovvietà, la migliore soluzione all’errato problema o nel sistema sbagliato, una soluzione inesatta al problema corretto, oltre certamente erogando una soluzione errata al problema sbagliato. Di nuovo, quindi, si rivela cruciale porsi fin dall'inizio le domande corrette per individuare ambienti e sistemi in cui isolare i problemi corretti, di valore, cui dare risposta attraverso il frutto dell’innovazione.

Da parte mia ho strutturato una specifica modalità di innovazione, che ho chiamato Innovazione Sistemica e che opera attraverso un Ciclo dispiegato in sei fasi. Il Ciclo OPIⁿ consente una procedura strutturata per la generazione di cambiamento desiderato e di forme di valore sistemico. Nel ciclo la sintesi di domande centrate e di risposte solutive coerenti si ottiene attraverso la strumentazione di cui è dotato il metodo. Questo poggia, oltre che sui fondamentali di alcune discipline sistemiche e su diversi tra i tool più efficaci per la risoluzione sistematica di problemi, anche su trent'anni di esperienza personale, migliaia di problemi risolti, centinaia di innovazioni realizzate, decine di brevetti.

Ciò detto, tornando all'immagine e al titolo di apertura di questo post, l’invito è interrogarsi e riflettere sui temi dell’innovazione e del cambiamento. Se poi, fra le domande che vi ponete, ci fosse anche “quale metodo adottare per innovare?”, parliamone!

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